Parrocchia Santa Eufemia - Alba Adriatica

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La storia

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Futili contrasti tra parroci in apparenza, in realtà ragioni pastorali inducono il vescovo di Teramo Mons. Alessandro Zanecchia-Ginnetti, sebbene nel frattempo venga meno, a trasferire con il decreto del 31 maggio 1920 la parrocchia di Santa Eufemia V. M. da Tortoreto Alto dapprima alla Marina, poi definitivamente a Tortoreto Stazione, dove le funzioni sacre essenziali sono officiate per lo più nelle cappelle private di famiglie signorili. La Stazione: case in fila ai lati della statale polverosa, l'attuale via Roma, addensate le più presso lo scalo ferroviario e a capo di poche strade che dalla statale si perdono tra i campi e gli acquitrini

 
Alba Adriatica - Viale della Vittoria anni '30

verso mare; poi nella campagna, accuratamente coltivata tanto da alimentare una larga esportazione di ortaggi, casolari rustici di mezzadri e contadini presso ville padronali. L'analfabetismo è molto diffuso, il Re non è che un nome, il ceto padronale, al di là di qualche professionista locale, viene in villa solo d'estate dalle grandi città, qualcuno inneggia al socialismo, tutti però, piccoli artigiani per i bisogni locali, pescatori e soprattutto contadini, sanno il lavoro, faticoso e scuro, che indurisce i muscoli e l'anima. La vita religiosa è ridotta a segno esteriore di un momento significativo o estremo, il sacerdote è presenza fugace. Qui la chiesa è quasi una pinciaia larga 4 m e lunga circa 8 - 10 m ed è situata dove ora sorge la casa parrocchiale, ma con l'altare verso la montagna e l'uscita laterale verso la piazza. La terra buona del paese che finisce in palude verso mare è l'immagine di una desolata condizione interiore: la vita dello spirito è in sostanza un altro diritto negato. La condizione non muta con il primo parroco, don Giuseppe Moretti, che preferisce abitare a Tortoreto Marina e viene solo di domenica alla Stazione. Solo nel 1928, dopo ordini reiterati del nuovo vescovo Mons. Quadraroli, si trasferisce in sede, ma i rapporti sia con la curia che con la popolazione sono tesi e il 22 maggio 1929 riceve l'ordine di trasferimento, ma nell'attesa della ratifica del recente concordato la comunicazione ufficiale al procuratore del Re viene data il primo dicembre.

 
Alba Adriatica - Chiesa in costruzione della parrocchia Santa Eufemia, anno 1932.

Il nuovo parroco, don Arturo Semproni, di 47 anni, si adopera con passione, abnegazione e disponibilità caritatevole: condivide in povertà la condizione dei più con il "breviario" sempre in mano; rompe così il muro di diffidenza e getta il seme del vangelo in una popolazione che per la posizione sul mare a sbocco di una valle è sempre più eterogenea e sensibile agli affari. Vive dedito alla sua opera estraneo ai fermenti politici sebbene dal 1919 i cattolici si siano organizzati nel partito Popolare di don Luigi Sturzo e in associazioni di cui però al sacerdote sfuggono forse le potenzialità. Corona però il sogno della nuova chiesa, venuta su molto lentamente con il lavoro e la partecipazione di tutti e in essa il 25 marzo 1939 concelebra con il sacerdote novello don Orlando Crescenzi tra la folla in festa. Condivide con la sua gente i pericoli e i lutti dell'ultima guerra, specie tra il 1943 e il '44 quando anche la Stazione subisce continui bombardamenti a causa della linea ferroviaria e del piccolo campo d'aviazione oltre il torrente Vibrata. Muore vivamente compianto a 64 anni il 20 novembre 1946 in assoluta povertà dopochè, scomparse le due sorelle, è stato accolto in casa Pelliccioni.