Identifier: iconologiaouerod00ri (find matches)
Title: Iconologia, ouero Descrittione d'imagini delle virtu', vitij, affetti, passioni humane, corpi celesti, mondo e sue parti.
Year: 1611 (1610s)
Authors: Ripa, Cesare, fl. 1600 Pinnell, Minerva, 1912-2003, donor. IU-R
Subjects: Emblems
Publisher: In Padoua : per Pietro Paolo Tozzi
Contributing Library: University of Illinois Urbana-Champaign
Digitizing Sponsor: University of Illinois Urbana-Champaign

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tie di giuftitia, fra laltre, farà quella*, che soc-cupa in rendere a lui 1 douuti honoridi lodi,& di lacrificij, quando benefuflecon pericolo manifefl:o,& con certa ruina di le fl:eflo,& della propriavita,& CIÒ fi moflra per la donna chetien la Croce in mano, con la qualefi notano le pcrfccutioni per zelo della Religione , che è la più nobil par-te della giuftitia , come fi è detto . Si dipingono lvna donna,& glaltri fanciulli,come più alieni da i penfieri dannofi , per li quali pofia apparire il merito per proprio errore de^li Arati) fopportati. BELLE2ZJt. DONNA che habbia afcofa la tefl:a fra lcnuuole,& il refìro fia pocovifibile, per lo fplendore, che la circonda,porga vna mano fuor del-lo fplendore, con la quale terrà vn giglio fporgendo con laltra mano vnapalla,& vn compaflo . Si dipinge la Bellezza con la tefta afcofa fra le nuuole, perche non è cofa , della quale più difficilmente fi pofia parlare con mortai Di Cefare Rl^a • 47 BELLEZZA.
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mortai lingira , & che meno fi poilà conofcere con l^intelfetto humano lquanto la bellezza, la quale,nelle coiè create,non è altro, metafòricameate parlandojclie vn fplenclore^che deriua dalla luce della fàccia di Dio, cOme difinifcono i Platonici, elTendo la prima bellezza vna cofa con elTclaquale poi eommunicando/i in qualche modo didea per benignità di luialle fue creature, è cagione, che elle intendano in qualche parte la bellez-sa : ma come quclli,che guardano fé fle/Iì nello Ipecchio, fubito IT fcor-^no, come diffe S.Giacomo nellEpilloIa Canonica così noi guardandola bellezza nelle cofe mortali, non molto potiamo alzarci a vedere quella.pura,& femplice chiarezza, dalla quale tutte le chiarezze hanno origine,(;ome diflTe Dante nel 15. del Par^ Ciò che non m!4or€i& ciò che può morire T^on è fé non jj^lendor di quella idea.Che partorifce amando il nofìwSire^ . Si dipingerà dunque nella fudetta maniera,lTgniiìcando/rper la mnno ,cLe (I etleadecol gigl

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