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Title: Le imagini de i dei de gli antichi : nelle qvali si contengono gl' idoli, i riti, le cerimonie, & altre cose appartenenti alla religione de gli antichi
Year: 1592 (1590s)
Authors: Cartari, Vincenzo, b. ca. 1500 Zaltieri, Bolognino, fl. 1555-1576 Zaltieri, Marcantonio
Subjects: Mythology, Classical
Publisher: In Venetia : Presso Marc' Antonio Zaltieri
Contributing Library: Duke University Libraries
Digitizing Sponsor: Duke University Libraries

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fcac~fu cacciato da Eutimo huomo di molto ualorc, il quale capita- dato»to quiui nel tempo apunto* che il miferabile facrificiofl doue-na fare,& intefane la cagione, fu mollo a pietà della miferia diquel popolo, ma più della bella gioitane deftinata al crudele facrifìcio, per la quale fi fentìfubitoaccefo di ardentiflìmo amore,& fece perciò ceflarc tutto,di che fdegnata quella beftia cru-dele gli uenne contra con granditlìmo furore: ma così bene la.foftenne Eutimo, che dopò Phauere combattuto buon pezzoinfìeme, ne reftòuincitore,& la cacciò tanto, che la fpinfe adandarfì afommergere in mare, & liberò quel popolo da cosìgrande calamità : ilquale perciò gli diede la liberata giouaneper moglie,ch egli non uolle hauerne altvo premio,et con gì artdiffi ma fefta, & allegrezza fece celebrare le liete nozze ► F O R T V N A. Quefla è colei, che tanto è pofla in croceTur da color, che le deurian dar lode >Dandole biafmo a torto, e mala -posto Cosi.
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DE GLI ANTICHI. $& Così dice Dante della Fortuna, da che ho uoluto comincia-re,doLiendo già proporre la fue imagine, concioiìa che à corteidannoi morrali<:olpa di tutto quello, che intrauienc fliori delloropenfamento , recandoli a male fpeflò quello, che più to-lto gran bene dourebbono giudicare. E par, che uogliono,che iacquifto, la perdita de gli honori, 8c delle ricchezze ven-chi dalla Fortuna, & il riuohiimcnto di tutte le cofe mondane.Onde il Petrarca nella Canzone, Tacer non pofio, e temo, &C-*fa che ella coli gli dice di se &e ila ; Io fon daltro poter, che tu non credi,E so far lieti, e tri/li in vn momento;Via leggera che vento:E reggo, e voluo quanto al mondo vedi. Et quindi nafeono gli infiniti biafrai, chella di se ode poitutto il dì; percioche pare, che quefte cofe, lequali dimandia-mo beni di Fortuna,vadino per lo più a chi riè men degno, & Fortunache neretti miferamente pnuato chi più <Ai nieriterebbe.Ilche pche biafé iìa bene, ò m

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